La tecnica

Ultimo aggiornamento della pagina: 13/12/2008

Analizzando i termini del nome di questa ceramica rinascimentale si possono trarre importanti indicazioni sul modo in cui essa veniva prodotta, che grossomodo non è cambiato in otto secoli.

Abbiamo provato a descriverlo in 10 punti:

1) Come per ogni oggetto ceramico la prima cosa da fare è procurarsi le materie prime, a partire dall’argilla che viene estratta da cave o dal fondo di fiumi o paludi.

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2) Quest’ultima in particolare è piena di “impurità” (solitamente vegetali in decomposizione) e quindi va depurata e fatte “maturare” in apposite vasche di decantazione per renderla meglio utilizzabile.

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3) Dopo questi trattamenti si procede alla realizzazione dell’oggetto crudo modellando l’argilla al tornio o a stampo (in questo caso si usa un’argilla particolarmente liquida chiamata “barbottina”) 

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4) L’oggetto crudo va poi fatto asciugare in appositi spazi chiamati “essiccatoi”

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5) E’ a questo punto che inizia il percorso particolare nella lavorazione della Ceramica Estense perché, invece di essere messa subito a cuocere, viene immersa in una bacinella piena di argilla fluida di colore bianco chiamata ingobbio o, appunto, bianchetto             
6) Poi, sull’ingobbio ancora umido, con uno stilo di metallo si incide la decorazione a “sgraffio” che di fatto asporta il bianchetto, scoprendo l’argilla sottostante

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7) L’oggetto è pronto per ricevere la prima cottura al forno a 980/1000° da cui uscirà con il nome di biscotto

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8) Una volta raffreddato il biscotto viene dipinto con colori ricavati da ossidi: quelli tipici estensi sono il verde ramina (ossido di rame), il giallo ferraccia (ossido de ferro), il blu cobalto. In seguito dalla tradizione veneta vengono importati anche il viola manganese (ossido di manganese) e l’azzurro       
9) Una volta asciugata la pittura, al fine di proteggere la decorazione ma soprattutto di rendere impermeabile la terracotta si ricopre l’oggetto di una vetrina piombifera (da qui il termine Invetriata) applicata a pennello o per immersione

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10) Si procede infine alla seconda ed ultima cottura a 960/980° che farà fondere e vetrificare la vetrina creandone il tipico rivestimento lucido ed impermeabile.


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