Le Pietre antiquarie

Ultimo aggiornamento della pagina: 11/12/2008

L’interesse per i reperti antichi da cui si sviluppò la scienza dell’antichità (cioè l’Archeologia) iniziò in maniera diffusa nel ‘700, la cosidetta “Epoca dei Lumi”. Tuttavia già nel Rinascimento molti umanisti, artisti e cultori del mondo antico, in special modo greco e romano, si appassionano ai manufatti del passato. Questo interesse Antiquario si esprimeva però solo nei confronti di oggetti particolari, come ovviamente i gioielli, le monete e i manufatti lapidei, soprattutto funerari che spesso recavano immagini e iscrizioni latine. Anche gli Estensi non rimasero insensibili al fascino dei reperti antichi e cominciarono a collezionarli.  Il nucleo della collezione estense di marmi romani era composto dal cippo di Fronto, dalla stele dei Caesii e dal grande cippo di Atestia Ide proveniente da Bergamo all’epoca di Alfonso II. Nel XVI secolo poi gli estensi fecero murare nella loro delizia del Belriguardo la stele di Lucio Cesio Celere e Cassia Grata. Anche l’umanista Pandolfo Collenuccio della Corte di Ercole I contribuì alla formazione del lapidarium estense raccogliendo, dal territorio Pescarese il cippo di Geganius Festius, e le lastre di Rutilia Prima, Petronius Antigenes e Valius Polycarpus.

Fu tuttavia fra il 1600 e il 1700 che gli umanisti e scienziati  ferraresi appassionati di archeologia (citiamo fra i più importanti Girolamo Baruffaldi, Giuseppe Antenore Scalabrini e Gian Maria Riminaldi) donarono le loro raccolte di iscrizioni alla Città. Fu poi il Marchese Ercole Bevilacqua che per celebrare la sua rielezione a Giudice dei Savi (il nostro attuale Sindaco) nel 1735 istituì a Palazzo Paradiso, allora sede dell’università, il Lapidario Civico.

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(ex Chiesa di Santa Libera - Lapidarium - Esterno ed interno)

Dopo alterne vicende il Lapidarium trova oggi stabile e suggestivo allestimento presso la Ex Chiesa di Santa Libera adiacente Palazzo Schifanoia.

La visita che abbiamo fatto, per realizzare il laboratorio, ci ha incuriosito e insieme divertito molto, ma soprattutto ci ha fatto capire che certe pietre smentiscono il detto “muto come un sasso” e con il loro silenzio ci parlano di storie avvincenti e lontane.


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