Se la conosci... ti appassiona!
La storia del nostro territorio da sempre è molto legata a quella della produzione della ceramica. Chi vive a Ferrara conosce la ceramica graffita ed invetriata rinascimentale, o almeno ne ha visto qualche esemplare nei Musei o qualche copia in casa e nei negozi. Ma chissà quanti sanno davvero perché viene chiamata così e qual è la sua origine! Ecco, per chi avesse qualche curiosità, un po’ di storia.
Fra il tardo medioevo e il rinascimento la produzione della ceramica raggiunse notevoli risultati tecnici che portarono ad un’evoluzione delle forme e decorazioni. Questi risultati erano frutto sia di nuove conoscenze importate dal Vicino Oriente, sia del lavoro di generazioni di artigiani; tutti i processi produttivi erano considerati segreti e si trasmettevano solo di padre in figlio.
Dai rari scritti dell’epoca sappiamo* però che la categoria dei ceramisti era divisa in “Vasai” cioè coloro che producevano terraglie di uso domestico e “Figuli” che invece si dedicavano a ceramiche più pregiate. Vi erano poi tutta una serie di artigiani specializzati in singole mansioni: i “Tornitori” addetti al tornio gli “Stampatori” agli stampi, i “Lustratori” che si occupavano delle invetriature e rifiniture e, infine i “Fornaciari” responsabili della cottura al forno. Il progresso degli studi alchemici e chimici e le nuove tecnologie proveniente dal mondo orientale (Persia ed Egitto in particolare) portarono alla diffusione di nuove tecniche nella produzione di ceramica e decori.
Già a partire dalla metà del 1200 comparve la cosiddetta “maiolica arcaica” http://it.wikipedia.org/wiki/Maiolica_arcaica e, tra il XII e il XIV fra Veneto ed Emilia Romagna si diffuse appunto la produzione della ceramica “a sgraffio”: la nostra Graffita Estense.
I Principi Estensi, da grandi mecenati quali furono, favorirono in ogni modo la produzione e diffusione di questo prodotto: sia chiamando a Ferrara famosi ceramisti Faentini e Veneti, sia eliminando le gravose tasse (dazi) che pesavano sul loro commercio, sia proteggendone il “marchio” fino ad impedire talvolta persino l’importazione di ceramica da altri Ducati.
A partire da Leonello e Borso, nei decori della ceramica graffita, si affermarono i temi delle “imprese estensi”, in particolare il paraduro, l’unicorno e, successivamente, il diamante di Ercole e la granata “svampante” di Alfonso I; fino al famosissimo servizio (questo però in maiolica) realizzato in occasione delle nozze di Alfonso II e Margherita Gonzaga , con il cartiglio “ardet aeternum” a forma di fiamma posto negli emblema dei piatti. http://it.wikipedia.org/wiki/Emblema
Fortunatamente la produzione di ceramica non si estinse a Ferrara con la fine del ducato Estense ma continuò anche se con quantità e qualità non sempre di altissimo livello.
A questo proposito, una testimonianza archeologica di eccezionale rilievo si ebbe con il ritrovamento di scarichi di produzione ceramica nell’area del “Chiozzino” dove presumibilmente era attiva una fornace intorno al XVII secolo.
*Preziose informazioni sull’arte della produzione ceramica le abbiamo, nonostante l’estrema segretezza a cui la corporazione obbligava i suoi membri, nell’importantissima opera "Li tre libri dell'arte del vasaio" di Ciprano Piccolpasso.
Progetto a cura di Stefania Paiola per ENDAS FERRARA | Disclaimer
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