Molti sono gli stemmi e le insegne che gli Estensi hanno impiegato talvolta come fossero “manifesti pubblicitari” del loro Buon Governo. E molti sono stati i materiali di supporto (ad esempio affreschi, dipinti, frontespizi e pagine di libri, arazzi, oggetti d’uso comune ed anche elementi architettonici e lastre lapidee appunto) di questi emblema disseminati in giro per la città a celebrare le loro “Imprese”.
Con il termine Impresa si intendeva la rappresentazione, solitamente simbolica, di un’importante iniziativa intrapresa dal Principe o di una caratteristica specifica del suo governo. Spesso però si tratta di simboli ambigui, cioè difficili da interpretare (ad es. l’Unicorno simbolo di un’Impresa di Borso è l’animale che allude alla purezza e potrebbe richiamare sia le iniziative di bonifica intraprese da questo Duca sia il fatto che avesse deciso di non sposarsi…).
La più antica e conosciuta di queste “pietre” si trova nel Castello Estense, infissa nella facciata nord dell’antica torre dei leoni.
Si tratta di una lastra bianca (forse marmo) posta sul lato nord della torre. Vi sono effigiati in bassorilievo due leoni affrontati (da qui il nome della torre) che trattengono nello spazio centrale un doppio vessillo con inciso in lettere gotiche il motto “WORBAS”. Molto si è discusso e si discute sul significato (“Sempre Avanti” ? ) e l’origine di questo motto. C’è chi ritiene sia longobardo e lo fa risalire al periodo tardo antico, chi invece lo vuole come antico motto estense in lingua germanica (non specificatamente longobarda) legato alle origini centro-europee della casata.
Un’altra imponente Pietra Celebrativa è sicuramente il portale di Palazzo Schifanoia, commissionato nel corso della ristrutturazione da Borso d’Este allo scultore Ambrogio da Milano.
Al bellissimo unicorno, simbolo dell’impresa della bonifica, che sovrasta l’intera opera si aggiunge il gigantesco stemma estense composto dallo scudo quartato (cioè diviso in 4 campiture) con i tre gigli concessi dal Re di Francia alla casa d’Este e le aquile bicipiti accordatele dall’imperatore Federico III.
A guardarlo da vicino si possono ancora notare le tracce della colorazione azzurra nelle campiture con i gigli di Francia… le vedete??
Di minori dimensioni ma non per questo meno importanti e celebrativi sono i fregi delle altre imprese ed insegne che contraddistinguevano i Principi d’Este. Si trovano sparsi un po’ ovunque negli edifici appartenuti a loro ma in particolare sono concentrati nel Castello Estense, simbolo per eccellenza della famiglia, nel palazzo dei Diamanti e nella chiesa di San Cristoforo alla Certosa. Andare a cercarli può essere una divertente sfida!
(nelle foto da sinistra: Palazzo dei Diamanti, il Castello Estense, San Cristoforo alla Certosa)
Fra le Imprese Estensi più antiche si trova ad esempio quella di Niccolo’ II, la cosidetta “Roda” cioè la ruota derivata dalla sua famiglia, simbolo della fortuna che può mutare o accompagnata dal motto “festina lente” (affrettati lentamente) con riferimento alla necessità di riflettere prima di agire. Famose anche le insegne di Leonello: la lince bendata (ereditata dal padre Niccolò III ed entrata a far parte delle insegne della casata), le lance e i rami spezzati (a ricordo della morte della sua prima moglie Margherita Gonzaga) e il “fanciullo tricefalo” (in realtà si tratta di un volto di ragazzo visto di fronte e di profilo), oppure quelle di Borso con il fonte battesimale o abbeveratoio per le colombe (la prudenza), la bacinella fiammeggiante (bracere), simbolo di carità e amore, e l’asse chiodato di incerta interpretazione; infine l’impresa del ”paraduro”, un altro simbolo legato alle bonifiche, che divideva con il fratello Ercole I. Di questo Duca furono invece le insegne dell’idra (simbolo del potere) e del diamante così maestosamente amplificata dal Palazzo dei Diamanti, appunto. E ancora la “granata svampante” simbolo del Duca Artigliere Alfonso I.
(Alcuni esempi di “Pietre celebrative” con le imprese estensi dal Castello Estense e la chiesa di San Cristoforo)
Le “Pietre Celebrative” non erano solo appannaggio dei principi, ma anche delle antiche casate del medioevo e rinascimento. A Ferrara, ad esempio, le troviamo nella celebre Casa Romei, la dimora del ricco mercante Giovanni de’ Romei a cui andò sposa la giovane Polissena d’Este, nipote di Borso. Nei capitelli della loggia del cortile sono infatti scolpite le insegne con il “Cane Rampante”, stemma della casata dei de’ Romei.
(Immagini della corte di Casa Romei e dello stemma della famiglia su un capitello e sul camino della Sala delle Sibille)
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